Un grande umanista
- Tipologia
- Ritaglio stampa
- Autore
- Trombadori Antonello
- Dati Pubblicazione
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- Luogo di edizione Milano
- Lingua italiano
- Abstract
- L'articolo, in seguito all'assegnazione a Giacomo Manzù del Premio Lenin per la pace, ripercorre brevemente la carriera dello scultore. Scrive Antonello Trombadori: "La sua formazione ideale e culturale risale al tempo della piena presa di coscienza antifascista e anticapitalistica da parte dei giovani intellettuali italiani negli anni '30: fra l'aggressione al popolo abissino e le speranze eroiche della guerra di Spagna. Il riflesso di questa presa di coscienza si manifestò nell'arte di Manzù principalmente nella dignità che egli seppe conferire, fin dai suoi primi esordi, alla figura umana in forme altrettanto vibranti e delicate che altere e incorruttibili. I suoi ritratti, le sue figure di danzatrici, i suoi nudi femminili, nutriti in ogni punto d'una plastica essenziale e fortemente espressiva dei sentimenti più struggenti della esistenza individuale, costituirono, contro la retorica monumentale propugnata dal fascismo, un appassionato e perentorio richiamo ai diritti dell'uomo. Avendo preso le mosse dal luminismo lombardo di Medardo Rosso, Manzù solidificò luci e ombre, trasformò il moto fugace di gesti esterni e movenze interiori in espressioni di assoluta sintesi plastica, saldando la sua ricerca alle decisive scoperte del cubismo. Nella storia della sprovincializzazione dell'arte italiana e del contributo italiano alla moderna rivoluzione figurativa il nome d Manzù ha una sua collocazione insostituibile".
 Illustrazioni: fotografia di Giacomo Manzù con alle spalle un particolare della Porta di San Pietro.
- Note
- L'articolo è pubblicato assieme ai contributi di Augusto Pancaldi e Renato Guttuso.