L'autore, nel recensire la IV Quadriennale d'Arte Nazionale, proclama Giacomo Manzù il "vero dominatore" dell'esposizione. Difatti l'artista bergamasco, distanziatosi dalla lezione di Medardo Rosso e appreso a "disciplinare il proprio impeto creativo" si sarebbe innalzato "verso i culmini prestigiosi della grande arte".