Il testo analizza la Porta di San Pietro realizzata da Giacomo Manzù, eseguita "con uno stiacciato lievissimo", soffermandosi a considerare uno per uno i singoli bassorilievi. In particolare l'autore cerca di individuare i possibili referenti utilizzati dall'artista riconoscendo, oltre alle suggestioni provenienti dalla tradizione moderna italiana e straniera - Lotto, Carpaccio, El Greco, Goya - la presenza di forti richiami a Picasso ed al "senso della materia di Burri e dei dadaisti".
 Riguardo a Picasso precisa Dario Micacchi:
 "(...) Si faccia attenzione che Manzù conduce un segreto dialogo con Picasso un po' in tutta questa sua colossale impresa: ora col Picasso grecizzante e pompeiano, ora col Picasso disegnatore posseduto dal segno di Ingres, ora col Picasso di Guernica".
 Illustrazioni: Spighe di frumento, 1961; Tralci di vite, 1961; Morte di Cristo, bozzetto, 1962; La morte nello spazio, 1° bozzetto, 1963; Apertura del Concilio, particolare con l'incontro di Giovanni XXIII con il cardinale negro Rugambwa, 1962; Morte di Abele, 1963.
Note
Sottotitolo:
 Un tragico appello laico contro la violenza. Aperta da alcuni giorni, la porta è già qualcosa di poeticamente distaccato dal suo autore: è una forma della verità contemporanea che arricchisce la storia delle forme dell'arte occidentale.