L'articolo recensisce la mostra di sculture di Giacomo Manzù allestita presso la Galleria Malborough di Roma ed individua un'avvenuta trasformazione nella produzione dell'artista. "Oggi - sottolinea Gino Visentini . per Manzù è cominciato un tempo forse meno problematico, privo di ambiguità, liberato da antiche macerazioni. Questo non vuol dire che la visione delle cose reali della vita, della natura, dell'uomo, gli si presenti sotto una veste sgargiante, più esteriore di prima. In Manzù è avvenuto un certo mutamento, un certo trapasso d'interessi, forse una semplificazione dei concetti esistenziali. Ma niente è essenzialmente cambiato nel suo stile, che mantiene inalterato il rapporto lirico, quindi interiore, tra oggetto e soggetto. Anche la tematica, dopo l'esclusione di quella religiosa, resta nell'ambito delle predilezioni del passato, benché si notino sviluppi e processi associativi. La "Sedia con frutta" e la "Sedia con aragosta", definite con una certezza stupendamente pronta al dato oggettivo (...) rimandano a motivi remoti".
Note
L'articolo è sottotitolato: "Tredici sono stati portati a termine nel 1966 e cinque l'anno precedente. Fra essi il gruppo intitolato "Amanti" è l'opera più importante e intensa".