Giacomo il laico in cerca di pace
  • Tipologia
  • Ritaglio stampa
  • Autore
  • Magini Giuseppe
  • Dati Pubblicazione
    • Luogo di edizione Varese
    • Lingua italiano
  • Abstract
  • L'articolo recensisce la mostra di Giacomo Manzù allestita al Museo delle Arti Palazzo Bandera di Busto Arsizio e commenta la produzione dello scultore bergamasco confrontandola con le ricerche di Arturo Martini e Marino Marini. Scrive l'autore: "Dopo l'energia spettacolare di Arturo Martini e la statica attonita di Marino Marini emerge in Italia il sentimento trepido dell'esistenza espresso da Giacomo Manzù. Manzù, di una generazione successiva a quella di Martini e Marini, con i quali spartisce la rappresentanza della scultura italiana del nostro secolo, sintetizza con Luigi Broggini, Luigi Grosso, Lucio Fontana, Fausto Melotti, il clima antiaccademico e antinovecentista dell'immediato anteguerra e libera totalmente - nel dopoguerra - la propensione a vedere l'uomo con quella pietà ferma e dolente, laica e incantata insieme che ha prodotto il capolavoro della Porta della Morte in San Pietro in Vaticano (1964). Ciò che sembra interessare Manzù è quasi l'impulso che dà la prima spinta al processo creativo. Questo impulso deve per lui essere afferrato e tradotto in immagine prima che si spenga. E l'opera deve essere pervasa globalmente da questo impulso. A questo ordine poetico risulta funzionale l'eliminazione di qualsiasi decorativismo di contorno, di ogni piacevole manierismo. Da tutto ciò sbocciano la spontaneità e la finezza anti intellettuale, la propensione popolareggiante delle sculture di Manzù. (...) Dove Martini giunge con una capacità di immediata declamazione epica e Marini con una potenza della forma quasi svuotata di emozioni, Manzù arriva a mezzo di una irrorazione sentimentale continua, di valori plastici ricomposti da moti spontanei dell'anima".