"1984: Polemiche sul ritrovamento delle teste attribuite a Modigliani"
  • Livello
  • unità archivistica
  • Numero definitivo
  • 16
  • Data
  • 5 gennaio 1984 - 23 febbraio 1985
  • Soggetto produttore
  • Soprintendenza alla Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea
  • Consistenza
  • docc.: 1371
  • Descrizione
  • 577 ritagli stampa; 38 ritagli stampa (2 pag.); 8 ritagli stampa (3 pag.); 4 ritagli stampa (4 pag.); 4 ritagli stampa (5 pag.); 4 ritagli stampa (6 pag.); 709 ritagli stampa in fotocopia; 20 ritagli stampa in fotocopia (2 pag.); 2 ritagli stampa in fotocopia (3 pag.); 1 ritaglio stampa in fotocopia (5 pag.); 1 ritaglio stampa in fotocopia (7 pag.); 1 ritaglio stampa in fotocopia (19 pag.); 1 documento dattiloscritto con correzioni a penna (3 pag.); 1 periodico (114 pag.)
  • Contenuto
  • Nell'estate del 1984 Livorno fu al centro di un'iniziativa culturale, essendo in preparazione un'importante esposizione riguardo Modigliani per il centenario della sua nascita (1884).La mostra era stata organizzata da Vera Durbé conservatore del museo progressivo d'arte contemporanea di Livorno; faceva parte del comitato scientifico di supervisione Dario Durbé, fratello di Vera, soprintendente della GNAM a Roma.
     Per l'evento si pensò di dragare il canale del Fosso Reale di Livorno alla ricerca delle statue di Modigliani che l'artista nel 1909 avrebbe gettato nel canale in un momento di rabbia nei confronti di alcuni amici prima della sua partenza per Parigi.Quest'idea era stata di Vera Durbé che nelle sue ricerche di studiosa aveva trovato questa notizia tra gli scritti dell'artista.Dopo diverse polemiche incomincerà il dragaggio del canale:nel luglio 1984 emergono due teste, nei primi giorni di agosto la terza, alla fine dello stesso mese l'amministrazione comunale stampa velocemente il catalogo con la nuova scoperta.Nell'agosto 1984 Jeanne Modigliani figlia dell'artista e di Jeanne Hébuterne e presidente degli Archives Legales Amedeo Modigliani, ritenne che le teste non erano di suo padre, del parere opposto Vera Durbé, Dario Durbè e molti studiosi ed esperti d'arte che sostenevano l'originalità del ritrovamento. In settembre dei ragazzi livornesi rivelano che una delle teste è una loro opera anche se i critici ne difendono l'autenticità. I ragazzi riproducono in diretta televisiva la loro realizzazione testimoniando l'autenticità delle loro parole; così viene accettata l'ipotesi che una delle teste ritrovate era falsa. Successivamente un altro ragazzo Angelo Froglia dichiara la sua paternità per le altre due teste.
     Vera Durbé ritiene il fatto una macchinazione architettata da eventuali "nemici" dei due fratelli Durbé, continuando ad attribuire alle opere autenticità ma le polemiche continuano. Intanto emerge la figura di Angelo Froglia, l'autore delle altre teste ripescate, che rivela il suo intento di demistificare la creazione dei miti, convinto che gli esperti si sarebbero accorti dei falsi.
     Infatti la sua operazione non aveva alcun intento polemico né contro i critici né contro il Comune; il Froglia aveva lasciato sulle opere delle informazioni che ne avrebbero consentito il riconoscimento come false: innanzitutto in due di esse mancava la forza e il vigore del Modigliani e nella terza c'era del catrame che volutamente non tolse; le teste furono cotte per ore dopo essere state cosparse con una mistura di acido muriatico e di Vim industriale: la mistura doveva essere un elemento di chiara individuazione e invece nell'analisi non comparve nessun riferimento. Il Froglia utilizzò quella mistura perché la pietra serena e il granito hanno un grosso potere assorbente e quindi si sarebbe dovuta trovarne traccia. La pietra di granito fu presa in Banditella, un quartiere residenziale della periferia di Livorno tra i materiali di un cantiere, mentre le due pietre serene le recuperò vicino alla caserma della Brigata Folgore all'Ardenza. Su tutte c'erano tracce di benzina: l'artista era certo che ciò sarebbe emerso da una analisi, inoltre utilizzò il granito perché Modigliani non lo aveva mai utilizzato.
     Dario e Vera Durbé continuarono ad asserire l'autenticità delle sculture; Dario, soprintendente della GNAM, rappresentava l'autorità artistica e l'esperto ufficiale, che poteva esprimere un giudizio assumendosene la responsabilità e il suo giudizio era di autenticità.
     Sui falsi venne fatta un'interrogazione parlamentare; Pino Lucchese chiese ai ministri per i Beni Culturali e per la Pubblica Istruzione quali provvedimenti il governo volesse adottare per un caso che aveva coperto di ridicolo le istituzioni culturali del nostro paese, inoltre chiedeva l'opportunità di adottare dei provvedimenti cautelativi di sospensione dei due soprintendenti, quello di Roma Dario Durbé e quella di Pisa Giovanna Piancastelli Politi rivelatisi imprudenti e irresponsabili per la tutela dell'immagine di Modigliani, della città di Livorno e per il prestigio delle istituzioni culturali italiane. Successivamente due milanesi che si erano recati a vedere le teste ritrovate perché pubblicizzate come vere citano davanti al pretore di Livorno il sindaco della città e la direttrice del museo Vera Durbè chiedendo loro un risarcimento per le spese del viaggio, i soldi della benzina, l'autostrada, l'albergo, il biglietto di ingresso alla mostra e i danni morali, annunciando che in caso di una loro vittoria avrebbero devoluto i soldi in beneficenza.La figlia di Modigliani morì a Parigi tre giorni dopo il ritrovamento della seconda testa nel fosso, dopo una caduta nel suo appartamento che le causò una emorragia cerebrale facendole perdere conoscenza fino alla morte, ma purtroppo anche su questa disgrazia nuove polemiche allusero ad un presunto assassinio per eliminare una preziosa testimone che riteneva false le opere attribuite a suo padre. I ritrovamenti infatti avrebbero dovuto attendere, per l'esatta attribuzione, le analisi chimiche che confermassero l'autenticità dei pezzi, ma si sarebbero dovuti aspettare mesi per avere i risultati ed invece gli organizzatori della mostra vollero realizzare una pubblicazione in pochi giorni.Dario Durbé venne rimosso dalla carica di soprintendente nell'ottobre del '84 e venne trasferito per decisione del Consiglio di amministrazione del Ministero dei Beni Culturali riunitosi sotto la presidenza del Ministro Gullotti, ma realmente non ci sono atti scritti che testimoniano la destituzione per i falsi di Modigliani. Durbè era entrato nella vicenda Modigliani in conseguenza di un accordo tra la regione Toscana e la GNAM per cui ogni iniziativa moderna e contemporanea svolta in Toscana per avere i contributi della Regione doveva avere il benestare della Galleria nazionale.
     Durbè chiese al Tar di essere reintegrato presentando un ricorso che fu accolto.
  • Sottounità
  • BUSTA 1 dal 02/09/1984 al 10/10/1984 faldone 10
     BUSTA 2 dal 05/01/1984 al 05/09/1984 faldone 10
     BUSTA 3 gennaio - agosto 84 faldone 11
     BUSTA 4 settembre 84 faldone 11
     BUSTA 5 ottobre - febbraio 85
  • Unità di conservazione
    • tipo / valore scatola
    • da a 10 - 12
    • Collocazione magazzini deposito
    • Stato di conservazione buono