Il testo recensisce la pubblicazione, per la casa editrice Einaudi, di una raccolta di quarantun disegni di Giacomo Manzù presentata da Cesare Brandi. In particolare l'autore sottolinea il significato del tutto particolare di questa edizione, "ove si consideri la posizione di Manzù artista modernissimo e tuttavia all'apparenza, per i meno provveduti, fuori o al di sopra ormai di quella polemica che la cosiddetta crisi dell'oggetto pone agli artisti di oggi".