"Gioja Edoardo (pittore)"
  • Livello
  • unità archivistica
  • Numero definitivo
  • 873
  • Data
  • 25 maggio 1901 - 8 giugno 1937
  • Soggetto produttore
  • Ojetti Ugo
  • Consistenza
  • docc.: 52 , cc.: 58
  • Descrizione
  • lettere manoscritte, biglietti, fotografie, ritaglio di giornale, buste
  • Contenuto
  • Carteggio dal carattere amicale, di stima e affetto reciproco. Nel luglio del 1901, Gioja scrive da Londra da dove comunica di aver conosciuto Lavery, contatto che gli ha procurato Ojetti, e di essere stato trattato con grande gentilezza. Il pittore si è trasferito in Inghilterra alla ricerca di buone commissioni che sembra non tarderanno ad arrivare; ha trovato un buono studio ed in nome dei numerosi lavori trovati sopporta la mancanza dalla madrepatria. Gioja scrive al critico del comitato esecutivo dell'ente dell'Inaugurazione del nuovo valico del Sempione, Esposizione di Milano 1906, dicendo che si lavora a ritmi sostenutissimi. Rispetto ad una richiesta di Ojetti di inserire in giuria il Puselli, specialista in macchinari, utensili, metalli, il pittore non può far niente perché le giurie sono state già nominate, in ogni caso sarebbe stato comunque difficile inserirlo nel settore decorativo. In una lettera del 1909 il pittore comunica la notizia del rifiuto delle proprie opere alla Biennale di Venezia, attribuendo le colpa alle trame di un nemico comune. L'insuccesso risulta ancora più bruciante perché l'intera comunità artistica romana, tra cui Tiepolo Moschini che è entusiasta dell'opera di Gioja, è a conoscenza che i quadri sarebbero dovuti essere esposti a Venezia. Il pittore implica la causa del rifiuto delle opere al fatto di aver ostacolato l'elezione di Coromaldi a maestro di disegno all'Istituto di belle arti, candidatura appoggiata invece da Sartorio, che in occasione della Biennale si è voluto vendicare facendo il doppio gioco. Ojetti pubblica sul Corriere della Sera un articolo in difesa dell'amico ingiustamente escluso e, in conseguenza di questo Fradeletto, segretario della commissione giudicatrice dell'esposizione veneziana, promette a Gioja per la Biennale del 1911 una intera sala a lui dedicata. Due opere vengano acquistate dalla Galleria Nazionale (non meglio specificata): un ritratto ad olio ed un ritratto a punta d'argento. Nel 1910 Gioja comunica il suo dolore all'amico per il grave lutto della figlia. L'anno successivo il pittore descrive i lavori che sta completando: una grande cupola per il palazzo dei festeggiamenti, un libro per bambini con illustrazioni di piante ed animali ed alcuni ritratti di bambini. In un'altra lettera si parla della spedizione di un suo quadro a casa Ojetti. In una lunga lettera il pittore si dice addolorato dal trattamento subito da Ojetti sulla rivista Emporium: nella trattazione della Biennale del 1911, il critico dimentica di parlare dell'amico, che ha fatto parte di "In arte Libertas" ed è sempre stato un esponente di primo piano del panorama artistico italiano. Nel carteggio è anche presente una lettera di un amico di Ojetti, dalla firma incomprensibile, che perora la causa del pittore che si trova in un momento di grande necessità. Viene interpellato anche Corrado Ricci per riuscire a far vendere due ritratti della moglie alla Galleria d'arte di Firenze. Le difficoltà finanziarie del pittore emergono anche in una lettera del pittore dove si parla della necessità di vendere anche quei quadri che Gioja pensava di tenere per le figlie. Si tratta di due paesaggi che il pittore venderebbe in blocco a cinquemila lire: viene domandato al critico se li voglia acquistare. Anni dopo, il pittore da Londra si complimenta con l'amico per la carica di senatore e, successivamente anche per la nomina ad accademico d'Italia. Il sentimento di profonda amarezza per essere stato costretto ad abbandonare l'Italia per lavorare non abbandona mai Gioja che spera sempre di poter tornare, anche grazie ai contatti dell'amico. Questo desiderio di tornare in patria è ulteriormente ribadito dalla moglie Jenny, che costretta a star lontana dal marito per problemi di salute, prega Ojetti di aiutare il suo sposo. Un articolo di "L'Italia nostra", quotidiano londinese, comunica la morte improvvisa dell'artista, avvenuta nella città inglese nel giugno del 1937, commemorando il pittore come "colui che fece rivivere a Londra i fasti della pittura italiana". L'ultima lettera porta la firma di Jenny Gioja, che disperata per la perdita del marito, chiede ad Ojetti che due suoi ritratti giovanili vengano definitivamente accolti nella Galleria italiana (non meglio specificata), come da desiderio dell'estinto.
  • Unità di conservazione
    • tipo / valore Cassetta 36
    • Collocazione deposito fondi storici
    • Note La carta intestata dell'istituzione "Inaugurazione del nuovo valico del Sempione/ Esposizione di Milano 1906" contiene un bellissimo logo firmato con le tre iniziali dell'ente (E, M, S).