Emanuele Cavalli
  • Livello
  • fondo
  • Data
  • [1913] - 08 novembre 2013
  • Descrizione fisica
  • Fondo Emanuele Cavalli: fascc. 376; docc. 3101; cc. 5095; files digitali 8.272. Subfondo Maria Letizia Cavalli: fascc. 21; docc. 143; cc. 184; files digitali 221.
  • Soggetto conservatore
  • Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea
  • Soggetto produttore
  • Cavalli Emanuele
  • Storia istituzionale
  • Emanuele Cavalli nasce a Lucera il 29 novembre 1904 dall'avvocato Daniele Cavalli e da Marianna Cairelli. La sua è una famiglia agiata, proprietaria di terreni e palazzi, i genitori sono entrambi collezionisti d'arte. Ha un fratello gemello, Giuseppe, che si dedicherà con successo alla fotografia. Emanuele e Giuseppe sono gli ultimi due di nove fratelli (Alessandro, Pasqualino, Luigino, Domenico, Enrica, Concettina, Letizia). Nel 1913 si stabilisce, insieme al fratello gemello, presso il Collegio dei Gesuiti di Mondragone e nel 1921 si trasferisce a Roma, dove frequenta in un primo momento il Museo Artistico Industriale, ma poi si prepara per gli esami di ammissione al Regio Istituto Tecnico "Leonardo Da Vinci"; tuttavia, dopo averli superati, decide di non proseguire gli studi, preferendo un insegnamento più libero. Incontra nel 1921 il pittore Felice Carena, dopo poco tempo inizia a frequentare il suo studio e lo segue ad Anticoli Corrado, dove Carena già dal 1919 aveva affittato gli studi della "Gliva murata", punto di riferimento per molti pittori attivi a Roma. Quando nel 1922 Carena apre, insieme ad Attilio Selva e Orazio Amato, una scuola d'arte in piazza Sallustio 19, con sede ad Anticoli Corrado durante i mesi estivi, Cavalli è tra i primi iscritti insieme a Fausto Pirandello e Onofrio Martinelli. Nel 1923 si iscrive anche Giuseppe Capogrossi, con il quale Cavalli stringerà una lunga amicizia. Dopo la chiamata alle armi nella Compagnia di Sanità di Firenze dal 1924 al 1925, periodo in cui realizza un "Autoritratto" con forti richiami alla pittura di Armando Spadini, Cavalli torna a Roma e, grazie al sostegno di Carena, espone alla Biennale di Venezia del 1926; subito dopo espone alla Società degli Amatori e Cultori di Roma. Nel 1927 espone insieme a Capogrossi e Di Cocco all'Hotel Pensione Dinesen di Roma, da questo momento in poi il nome di Cavalli inizia ad imporsi nel panorama artistico romano. Nel 1928 è a Parigi, dove ritrova Onofrio Martinelli e Fausto Pirandello. Durante il soggiorno di studio nella capitale francese, frequenta l'ambiente degli Italiens de Paris ed espone con Di Cocco e Pirandello presso l'abitazione della cantante Maria Francesca Castellazzi sposata Bovy. Di ritorno in Italia, tiene la prima personale al Circolo Artistico di Bari nel 1930. Le sue opere sono sempre più caratterizzate da un'atmosfera surreale, al cui sviluppo contribuisce lo studio delle discipline esoteriche, cui il pittore si dedica a partire dalla fine degli anni '20. A introdurlo all'ermetismo è il fratello Alessandro, in stretto contatto con Giuliano Kemmerz, pseudonimo di Ciro Formisano, fondatore della Fratellanza Terapeutico-Magica di Miriam. Tornato a Roma da Lucera nel 1930, Cavalli viene ospitato da Capogrossi presso il suo studio, per poi stabilirsi dopo qualche anno in via Pompeo Magno 10/bis, di fronte allo studio di Capogrossi. Nel 1932 incontra Vera Habefreld, di nazionalità jugoslava e di origini ebraiche, nipote dello psichiatra Edoardo Weiss, presso il quale alloggia quando studia chimica alla "Sapienza". Nello stesso periodo, Cavalli inizia a frequentare Corrado Cagli. Cavalli, Cagli e Capogrossi sono sostenuti dal critico Pietro Maria Bardi, direttore della Galleria di Roma, presso la quale Cavalli espone nel maggio 1932 alla collettiva "Dieci pittori: cinque romani e cinque milanesi" e poi, a dicembre dello stesso anno, ad una mostra con Cagli e Capogrossi, affiancati dalla pittrice Eloisa Pacini Michelucci. Nel 1933 espone con Cagli e Capogrossi alla Galleria de Il Milione di Milano. Il 31 ottobre 1933 firma con Capogrossi e Melli il Manifesto del Primordialismo Plastico, pubblicato per intero solo nel 1965 da Domenico Purificato. Il Manifesto avrebbe dovuto essere pubblicato in concomitanza con l'inaugurazione delle mostre del dicembre 1933 presso la Galerie Jacques Bonjean di Parigi (dedicata a Cagli, Cavalli, Capogrossi ed Ezio Sclavi) e al Circolo delle Arti e delle Lettere di Roma (alla quale espone con Capogrossi, Melli, Trifoglio Zucchini e Gerardi). Più che a quest'ultima organizzata dal Sindacato Laziale delle Belle Arti, presso cui aveva già esposto l'anno precedente, le aspettative di Cavalli erano rivolte alla mostra francese. L'esposizione era organizzata dal conte Emanuele Sarmiento e presentata in catalogo da Waldemar George, che li aveva invitati a esporre a Parigi dopo aver visto i loro quadri a Roma. Nel 1935, Cavalli sposa Vera Haberfeld, i due vanno in viaggio di nozze ad Anticoli Corrado. Nello stesso anno partecipa alla Quadriennale, occasione durante la quale il Ministero della pubblica istruzione acquista per la Galleria nazionale d'arte moderna il dipinto "La sposa". Nel 1936 nasce la figlia Maria Letizia. Nel 1938 espone alla Biennale di Venezia e poi, nel 1939, tiene una personale alla Società Leonardo da Vinci di Firenze. Nel 1942, realizza l'affresco per il Museo Nazionale delle Arti e delle Tradizioni popolari dell'Eur. All'inizio degli anni ‘40, Cavalli vive ad Anticoli Corrado (fino al 1939, Cavalli e Vera trascorrono l'inverno a Roma nel nuovo appartamento di via Appia Nuova, che nel 1937 avevano affittato lasciando quello di via Pompeo Magno; poi rimangono ad Anticoli Corrado fino al 1946). Ad Anticoli Cavalli inizia una relazione con Franca Danesi, che era giunta nel borgo con il marito, il collezionista svizzero Fred Müller, e il figlioletto. Quando i rapporti tra Franca Danesi e Fred Müller si incrinano, i due si separano, Franca rimane ad Anticoli e posa per Cavalli, iniziando una relazione con il pittore. Vera non ostacola la relazione e accoglie in casa Franca e suo figlio durante gli anni della guerra. Terminato il conflitto, Cavalli riceve un attestato di riconoscimento rilasciato dal British Commonwealth of Nations come riconoscimento per aver aiutato alcuni soldati a sfuggire dai campi di prigionia. Nel 1945 l'artista, incoraggiato dall'amico Giovanni Colacicchi, partecipa al concorso per l'insegnamento presso la cattedra di pittura dell'Accademia di belle arti di Firenze, lasciata vacante da Carena, e lo vince. Si trasferisce quindi nel capoluogo toscano insieme a Franca Danesi, mentre Vera e Maria Letizia soggiornano a Lucera per occuparsi dell'eredità della madre dell'artista, scomparsa nel 1943. Nel 1946, Cavalli tiene una personale alla Galleria Michelangelo di Firenze, presentata in catalogo da Colacicchi. Nel 1949 non gli viene rinnovato l'incarico per l'insegnamento, il posto passa ad Arturo Checchi. Cavalli ottiene il sostegno di molti amici, tra cui Rolando Monti, che si offre di indire una petizione e di avviare una raccolta fondi. Da quanto emerge dalla corrispondenza al pittore non vengono assegnati i punteggi di "perseguitato politico" (a Cavalli, infatti, nel 1935 era stato proposto da Gerardi di concorrere al posto di assistente alla cattedra di decorazione pittorica del Museo Artistico Industriale, possibilità negata perché non tesserato al partito fascista). Cavalli riesce a superare le difficoltà del periodo, inizia infatti ad insegnare al Rosary College di Villa Schifanoia e collabora con la Galleria Vigna Nuova di Firenze, dove due anni prima (nel 1947) aveva esposto con il gruppo del "Nuovo Umanesimo". Nella galleria fiorentina, l'artista organizza la mostra "Scrittori al cavalletto" (1950), la personale dell'amico Fausto Pirandello (1950) e quella dei ritratti dell'attrice Isa Miranda (1952). Ottiene poi, nel 1952, l'incarico di fotografo presso la Soprintendenza ai Monumenti di Firenze, dando avvio all'organizzazione e al riordino dell'archivio del Gabinetto fotografico degli Uffizi. In quegli anni, molti artisti come Cagli e Capogrossi si convertono alla modernità, mentre Cavalli rimane legato alla pittura figurativa e non tradisce la propria vocazione tonalista. Vince il Premio Michetti nel 1949 con un ritratto a Derna Guerrin, moglie del poeta Mario Macchioro (anch'esso ritratto da Cavalli qualche anno dopo) per il quale, nel 1958, Cavalli illustrerà le "Invenzioni". Nel 1951, venuta a mancare la disponibilità dei locali dell'Accademia, Cavalli si trasferisce con la famiglia nella casa studio a via San Niccolò 80 (finita la relazione con Franca Danesi poco tempo dopo l'arrivo a Firenze, la moglie Vera e la figlia Maria Letizia lo avevano raggiunto a Firenze). Si dedica in questi anni a dipingere ritratti e numerose nature morte, con minime ma significative variazioni. Del 1955 è la personale a La Saletta di Modena, presentata da Antonio Boschetto, del 1956 la personale al Circolo Unione di Lucera, presentata da Riccardo Del Giudice. Nel 1959 partecipa alla Quadriennale con una natura morta, un paesaggio e un ritratto; nelle stesse sale dell'esposizione si tiene una retrospettiva dal titolo "Sguardo alla giovane Scuola Romana dal 1930 al 1945", ma Cavalli, come altri artisti, non è presente. Il pittore, amareggiato, smette di partecipare alle Quadriennali romane e alle Biennali di Venezia; la sua pittura si rivolge sempre più a una cerchia di amatori d'arte, anche stranieri, tra cui Herbert Barrows. Nel 1960 ottiene l'incarico all'Accademia di belle arti di Firenze per la Scuola libera del nudo, dove rimane fino alla metà degli anni '70. Nel 1962 si tiene una sua antologica alla Galleria Santa Croce di Firenze, presentata da Giovanni Colacicchi. Inizia a collaborare con Curcio editore per illustrare i libri di Dante e Petrarca (le Rime Petrose e La Vita nova nel 1963, il Canzoniere nel 1964 e il Paradiso nel 1965). Nel 1965 è invitato a Il Fiorino di Firenze, dove gli viene assegnato il premio Licini. Nel 1967 si tiene una sua personale a Roma, presso il Centro d'arte La Barcaccia, presentata da Romeo Lucchese. A marzo del 1969 viene colpito da emiplegia, due mesi dopo riprende a dipingere. Espone nel gennaio 1971 a La Gradiva di Firenze, in una personale presentata da Antonio Boschetto, la stessa mostra passa poi alla Barcaccia di Roma nell'aprile dello stesso anno. Nel 1972 si tiene un'altra personale, presentata da Guglielmo Petroni, a La Gradiva di Firenze. In questi anni, l'artista continua a dipingere nature morte e adotta un formato sempre più ridotto, alcune di queste opere, che il pittore definisce "francobolli", vengono esposte alla Galleria Le Muse di Bari, in una mostra presentata da Cosimo Caramia. Verso la fine degli anni '70 dipinge le sfere, la cui assolutezza geometrica è da associare alla ricerca spirituale di Cavalli, il quale è sempre più interessato alle teorie esoteriche e alla ricerca di un equilibrio interiore. Il 15 marzo 1981, l'artista si spegne a Firenze, poche ore dopo aver lavorato al suo ultimo dipinto "Sfera turchese e conchiglia bianca". [Bibliografia della nota biografica: Manuel Carrera, Emanuele Cavalli (1904-1981). Un protagonista della Scuola romana, Roma, De Luca, 2019; https://www.emanuelecavalli.org]

  • Storia archivistica
  • Il fondo è stato donato dalla figlia dell'artista, Maria Letizia Cavalli, ed è arrivato in Galleria conservato in 8 faldoni, insieme a 7 album con fotografie e una serie di ritagli stampa. La documentazione risultava parzialmente ordinata e divisa principalmente in: corrispondenza privata; corrispondenza con letterati, musicisti, artisti; corrispondenza con pittori, amici e colleghi; documenti relativi agli anni dell'infanzia e della scuola; documenti personali; documenti relativi agli anni dell'insegnamento; documenti riguardanti mostre, collezionismo e riconoscimenti; documenti riguardanti la vendita di opere. Altri documenti erano conservati per tipologie: diari, agendine-rubriche, album presenze mostre, cataloghi e rassegna stampa, bozza per film, volumi editi da Curcio, album con fotografie.
  • Modalità di acquisizione
  • Il fondo è stato donato alla Galleria Nazionale di Roma con atto formale siglato il 16 gennaio 2020.
  • Contenuto
  • L'archivio raccoglie i documenti prodotti e conservati da Emanuele Cavalli durante la propria vita e attività professionale. In particolare, la documentazione testimonia la vita familiare e privata, i rapporti amicali e professionali, la carriera artistica. Il subfondo Maria Letizia Cavalli raccoglie documentazione prodotta dopo la morte di Emanuele Cavalli dalla figlia Maria Letizia e relativa, principalmente, all'organizzazione di mostre su Cavalli e alla vendita di alcune opere.
    Si conservano: carteggi, diari, documenti biografici personali, agendine-rubriche, ex-libris, materiale iconografico, tessere, inviti, pieghevoli, cataloghi di mostre e altro materiale bibliografico, articoli di giornale e ritagli stampa, documenti dattiloscritti e manoscritti, appunti e bozze, elenchi, registri di classe, documenti in fotocopia, 1 tesi di laurea.
     Una minima parte della corrispondenza consiste in quella raccolta dai familiari dell'artista, si conservano infatti anche lettere autografe di Cavalli ai propri familiari e lettere di questi ultimi ad altri corrispondenti.
    Il fondo è stato in gran parte digitalizzato (la digitalizzazione è a cura degli eredi di Emanuele Cavalli), i files digitali sono stati associati alle relative schede. Gli eredi di Cavalli hanno donato anche i files digitali corrispondenti ai positivi e ai negativi dell'Archivio fotografico Emanuele Cavalli, conservato presso l'Associazione omonima.
  • Ordinamento e struttura
  • Il fondo è stato oggetto di un precedente e parziale riordinamento, poiché alcuni documenti presentano annotazioni relative alla numerazione delle carte e all'identificazione dei corrispondenti. Si è proceduto, pertanto, al riordinamento della documentazione, riconducendo a singoli fascicoli (per ciascuna esposizione d'arte) i documenti accorpati genericamente e senza ordine cronologico come materiale relativo a mostre. Buona parte dei corrispondenti risultavano identificati e i relativi documenti conservati in una camicia con annotazioni riguardanti l'identificazione del mittente e, a volte, la datazione di alcuni documenti; mentre una restante parte della corrispondenza era accorpata come varia. In quest'ultimo caso, i documenti sono stati ricondotti a singoli fascicoli per ciascun corrispondente. Lo stesso è avvenuto per i documenti inizialmente riuniti in documentazione generica riguardante la carriera artistica di Cavalli, ora suddivisi per fascicoli relativi all'attività svolta dall'artista. Infine, è stata individuata una parte di documenti prodotti e conservati dopo la morte di Emanuele Cavalli dalla figlia Maria Letizia e si è creato un subfondo Maria Letizia Cavalli. I documenti sono stati ricondizionati in 12 faldoni, 7 album e 4 cartelle. All'interno di ogni fascicolo, i documenti sono ordinati cronologicamente. Il fondo è così suddiviso: -Serie 1. Documenti personali -Serie 2. Corrispondenza --ss. 1. Corrispondenti --ss. 2. Familiari -Serie 3. Carriera artistica --ss. 1. Mostre --ss. 2. Riconoscimenti --ss. 3. Acquisti e donazioni --ss.4. Collaborazioni e altre attività --ss. 5. Insegnamento --ss. 6. Scritti, bozze e appunti -Serie 4 Immagini di opere di Cavalli -Serie 5 Materiale a stampa --ss. 1. Rassegna stampa --ss. 2. Articoli sciolti --ss. 3. Cataloghini e altre pubblicazioni --ss. 4. Altro materiale a stampa -Serie 6. Archivio fotografico digitale --ss.1. Negativi --ss. 2. Positivi Subfondo Maria Letizia Cavalli -Serie 1. Corrispondenza -Serie 2. Mostre -Serie 3. Rassegna stampa -Serie 4. Altra documentazione
  • Bibliografia
  • - Fabio Benzi (a cura di), Emanuele Cavalli, prefazione di Romeo Lucchese, Roma, De Luca, 1984 - Fabio Benzi (a cura di), Emanuele Cavalli, catalogo della mostra (Roma, Galleria Arco Farnese, 4 maggio-15 giugno 1984), Roma, De Luca, 1984 - Fabio Benzi (a cura di), Emanuele Cavalli. Gli anni fiorentini, 1945-1981, catalogo della mostra (Sant'Andrea in Percussina, Casa del Machiavelli, 29 ottobre - 17 settembre 1988), s.l., s.n., 1988 - Lucia Stefanelli Torossi, Marco Di Capua (a cura di), Emanuele Cavalli. 'Il colore assoluto delle cose'. Nature morte 1923-1978, catalogo della mostra (Roma, Galleria Arco Farnese, 24 marzo 1993), Roma, Galleria Arco Farnese, 1993 - Valeriana Rizzuti (a cura di), Emanuele Cavalli fotografo, Prato, Archivio fotografico toscano, 2008 - Manuel Carrera, Emanuele Cavalli (1904-1981). Un protagonista della Scuola romana, Roma, De Luca, 2019 - https://www.emanuelecavalli.org