Mara Coccia
  • Livello
  • fondo
  • Data
  • 1917 - 2013
  • Descrizione fisica
  • docc 4723; docc 22 digitali; cc 7827 + 12 agende + 1 quadernino, volumi 825, riviste 73, quotidiani 4, collane 2, libri d'artista 22
  • Soggetto conservatore
  • Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea di Roma
  • Soggetto produttore
  • Coccia Mara
  • Storia istituzionale
  • Maria Maddalena Coccia (Roma, 7 novembre 1925 - 28 aprile 2014), detta Mara, svolge l'attività di gallerista dagli anni Sessanta fino agli anni Dieci del nuovo millennio, contribuendo al rinnovamento culturale e artistico della capitale italiana. L'idea di creare un archivio, che conservasse tutte le esperienze e le vicissitudini affrontate nel corso della sua attività, è della stessa Mara Coccia, dedicatasi in prima persona al riordino delle carte a partire dal 2012, anno in cui decide di ritirarsi dalla scena pubblica e di chiudere l'Associazione che dagli anni Ottanta porta il suo nome. La gallerista si afferma tra il 1963 e il 1970, dopo la formazione all'Ufficio vendite della Quadriennale di Roma nel 1952 e dopo un breve apprendistato presso la galleria La Medusa di Claudio Alberico Bruni, all'interno di un ambiente culturale prettamente maschile, probabilmente grazie al suo carattere forte e risoluto. Il 2 dicembre 1963, infatti, Mara Coccia inaugura il suo primo spazio espositivo Lo Studio d'Arte Arco d'Alibert, in via Alibert 2 (la galleria avrà, tra 1963 e 1970, tre diverse sedi: via Alibert 2 dal 1963 al 1965, vicolo dell'Orto di Napoli 10 dal 1965 al 1967 e via Ferdinando di Savoia 2 dal 1967 al 1970). Con proposte che spaziano da mostre, per la maggior parte di artisti esordienti, alle esposizioni di gioielli e di oggetti di design e alle presentazioni, come pure pubblicazioni di libri, l'Arco d'Alibert si afferma come una delle gallerie di ricerca più influenti di quegli anni, al fianco, tra le altre, de L'Obelisco, La Margherita, La Tartaruga, La Salita e L'Attico. Non sempre le scelte di Mara Coccia si sono rivelate vincenti, ma non si può non riconoscerle il merito, ad esempio, che ha avuto nella diffusione dell'Arte Povera e della cosiddetta Pittura Analitica, e nel sostegno a pratiche artistiche sperimentali; nonché di un nuovo modo di concepire il disegno d'artista, non più come semplice studio preparatorio bensì come opera vera e propria. Dopo la chiusura di questa prima galleria, Mara Coccia si rifugia nella vita privata, partecipando con distacco e per soli due anni alle attività del nuovo Arco d'Alibert, riaperto nel 1975 insieme a Daniela Ferraria, sua collaboratrice già dal 1968, spinta dall'entusiasmo di quest'ultima. Mara Coccia torna sulla scena artistica romana nel 1982 con la fondazione dell'Associazione Mara Coccia, che nel 1992 si trasforma in Associazione Mara Coccia per la Promozione dell'Arte Contemporanea Europea. Questa nuova galleria, stabilitasi dapprima in via Condotti 21 e successivamente, dal 1985 fino al 1993, in via del Corso 530, diviene, soprattutto negli ultimi anni, punto di riferimento per una nuova generazione di artisti - si ricordano in particolare Mauro Folci, Licia Galizia e Roberto Pietrosanti - appena diplomatisi all'Accademia di Belle Arti de L'Aquila. Mentre da un lato, soprattutto per quel che concerne la pittura e la grafica, la gallerista punta su artisti già storicizzati e con un buon mercato, dall'altro non mancano proposte innovative a sostegno della scultura e della videoarte. La forza di Mara Coccia sta nelle collaborazioni con enti e istituzioni italiani e stranieri che, proprio negli anni Ottanta, le permettono di realizzare due importanti collettive itineranti: "Forma 1", riedizione della mostra-documento realizzata nel 1965 all'Arco d'Alibert con lo scopo di ripercorrere la storia dell'omonimo gruppo, allestita, con l'appoggio del Ministero degli Affari Esteri italiano, in Francia (1987) e Germania (1987-88); e "Roma Punto Uno" che, ottenuto il successo sperato nella prima edizione, organizzata dapprima nella sede via del Corso (1987) insieme a La Nuova Pesa, e ospitata in gallerie italiane ed europee (1988-91) col supporto degli Istituti Italiani di Cultura, viene riproposta, con artisti e opere diverse nel 2004 e, per tre anni, si muove nei paesi asiatici, per poi concludere il suo percorso in Russia. Nel 1993 Mara Coccia è costretta a lasciare lo spazio espositivo di via del Corso e, rimanendo priva di una sua galleria, intensifica il rapporto professionale con la A.A.M. (Architettura Arte Moderna) di Francesco Moschini, con il quale cura e organizza molte mostre tra il 1994 e il 2000. Con l'inizio del nuovo millennio Coccia riapre un suo spazio espositivo presso la sua abitazione, in via del Vantaggio 4, sede dell'Associazione fino al 2008, quando, con la collaborazione di Anna Marra e Andrea Alibrandi, si sposta in via del Vantaggio 46/a. Nel 2012 Coccia chiude l'Associazione con l'obiettivo di dedicarsi alla riorganizzazione dell'archivio.
  • Storia archivistica
  • L'idea di creare un archivio che conservasse tutte le esperienze e le vicissitudini affrontate nel corso della sua attività è della stessa Mara Coccia, dedicatasi in prima persona al riordino delle carte a partire dal 2012, anno in cui decide di ritirarsi dalla scena pubblica e di chiudere l'Associazione che dagli anni Ottanta porta il suo nome. La prima riorganizzazione dell'archivio risulta essere stata svolta da Donatella Mezzotero, a seguito del lavoro di tesi di Tatiana Giovannetti (2002-2003) dedicato all'Arco d'Alibert nel periodo compreso tra il 1963 e il 1970.
  • Modalità di acquisizione
  • Il lasso di tempo che intercorre tra la morte di Mara Coccia e l'acquisizione da parte della Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma, avvenuta nel 2016, dei ca. 12 m. lineari di biblioteca (per lo più cataloghi di mostre), dei ca. 10 m. lineari di documentazione relativi a scambi con artisti e case editrici e di dieci opere degli artisti Roberto Almagno, Guido Biasi, Paolo Cotani, Eliseo Mattiacci, Concetto Pozzati, Pasquale Santoro e Mauro Staccioli, è di tre anni: il 16 aprile 2015, infatti, Anna Marra, amica e collaboratrice fidata della gallerista, invia alla Galleria Nazionale una lettera per tramite dello studio legale romano Ristuccia e Tufarelli che ne cura gli interessi, in cui si fa riferimento al lascito testamentario di Coccia alla suddetta galleria. Proprio Marra, essendo stata nominata unica erede da Mara Coccia, assume l'incarico, come si legge nel testamento olografo, di «completare e definire la donazione e/o il trasferimento a titolo gratuito alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma (o all'ente che dovesse sostituire la galleria stessa)» delle opere di sua proprietà e dell'archivio che, come disposto dalla defunta, avrebbe dovuto prima essere visionato da Andrea Alibrandi. È ipotizzabile che questo riesame dei documenti dovesse avere lo scopo di ordinare le carte che Mara Coccia, con l'aiuto della collaboratrice di Anna Marra, Donatella Mezzotero, non è riuscita a inventariare prima della morte. Il lascito testamentario è accolto positivamente dalla Galleria che, da anni, si sta adoperando per «acquistare fondi storici riferibili a figure di spicco dell'arte» al fine di consentire la trasmissione e la conservazione di materiali di artisti, mercanti, galleristi e studiosi.
  • Contenuto
  • Il "Fondo Mara Coccia" presenta una documentazione che è stata suddivisa in due Sezioni:
    1. Archivio (cataloghi e cataloghini, inviti, pieghevoli, manifesti, lettere e cartoline, fotografie e photocolor, schizzi d'artista, agende, ritagli di giornale e di riviste, inserti di quotidiani, scritture private, accordi economici, documenti relativi alla vendita, all'acquisto di opere d'arte e a contenziosi, appunti sparsi), immagini (foto di famiglia di Mara Coccia, scatti di vita privata della gallerista e foto della stessa con gli artisti)
    2. Biblioteca (libri, cataloghi, riviste)
  • Ordinamento e struttura
  • Sezione 1: Archivio, 1917-2013 Sezione 2: Biblioteca
  • Bibliografia
  • Simona Weller (a cura di), Il complesso di Michelangelo. Ricerca sul contributo dato dalla donna all'arte italiana del Novecento, La Nuova Foglio Editrice, Pollenza-Macerata, 1976 Maurizio Calvesi, Rosella Siligato (a cura di), Roma anni '60: al di là della pittura, cat. della mostra (Palazzo delle Esposizioni, Roma, 20 dicembre 1990-15 febbraio 1991), Carte Segrete, Roma, 1990. Giorgi Rossi Flaminia (a cura di), Memorie occasionali, ricordi di Mara Coccia 1960-2000 in un'intervista di Flaminia Giorgi Rossi, in http://www.ecn.org/aha/mlac/megaz/interv.htm, (consultato 12/08/2017). L'Arco d'Alibert di Mara Coccia 1963-1970, tesi di laurea di Tatiana Giovannetti, Università degli Studi di Roma La Sapienza, Facoltà di Scienze Umanistiche, Corso di Laurea Magistrale in Storia dell'Arte, relatore Prof. Claudio Zambianchi, correlatore Prof. Silvia Bordini, a.a. 2002-2003. L. Presilla, Roma Punto Uno, catalogo della mostra (Seoul, Gotanda, Osaka, 1 settembre - 24 novembre 2004), Gangemi, Roma, 2004. Tatiana Giovannetti (a cura di), 2 dicembre 1963 nasce una nuova galleria. Opere e testimonianze, catalogo della mostra (Associazione Mara Coccia, Roma, 14 dicembre 2005-24 febbraio 2006), Gangemi, Roma, 2006. Rachele Ferrario (a cura di), Fare archivi fare mondi. Gli archivi d'arte contemporanea, Silvana Editoriale, Milano, 2014. Orlandini Maria Paola (a cura di), Le interviste: Anna Marra, 19 giugno 2014, in http://lebuoneculturali.it/le-interviste-anna-marra/, (consultato 07/10/2017).